Ramblin Erikk reviews "The Clash" : 1977, No Elvis, Beatles or the Rolling Stones

 The Clash - "S/T" (CBS, 1977)


Quando da giovane mi avvicinai per la prima volta al Punk, ero giá stato folgorato dagli Stooges, MC5  e New York Dolls ed é naturale che, a parte i soliti Sex Pistols (che d'altronde coverizzarono "No Fun" degli Stooges su retro del loro terzo 45 giri, "Pretty Vacant" del 1977) o Damned (immortalarono sia "I Feel All Right" degli Stooges sul loro storico debutto "Damned Damned Damned" del 1977 che "Looking at You" degli MC5 in chiusura di "Machine Gun Etiquette" due anni piú tardi) la mia attenzione gravitasse attorno a gruppi di matrice dichiaratamente "Fuck art, fuck politics, let's rock!" come Dead Boys, Heartbreakers, gli stessi Damned del primo album nonché gli immensi, Australiani Radio Birdman e Saints. Ricordo benissimo che per 15 mesi buoni non ascoltai altro che Stooges a manetta finché non scopersi che, nei tardi anni '70, c' erano stati gruppi che continuavano quel genere di tradizione e, magari, erano meritori della mia attenzione e avrebbero potuto diversificare un pó la mia ortodossa playlist.
Sapevo dei Clash, ovviamente, ma di loro mi fidavo poco.
Inglesi innanzitutto (al tempo ero strettamente fedele al modello Americano) peraltro pure politicizzati, una cosa che, a tutt' oggi, non mischio volentieri con il mio RnR.
Comprai il loro primo disco, piú per completismo che per altro, credo si trattasse della prima metá degli anni '90.
E l' iniziale impressione fu tutt' altro che favorevole, invero.
Qualche guizzo giá l'avevo individuato ma, tuttosommato, alle mie orecchie quei pezzi suonavano un pó troppo leggeri, forse anche un tantino atteggiati e di maniera.
Era come se provassero con tutte le forze ed energie di cui fossero capaci ad essere "Punk".
Preferivo di gran lunga i Ramones, di cui giá avevo i primi 4 album che mi sembravano decisamente piú autentici, credibili e Rock N Roll.
Per non dire di altre mutazioni del "movimento" che stavo appena scoprendo, come Suicide, Richard Hell & the Voidoids, Stranglers e la primissima scena Punk Californiana, roba che giá alle mie orecchie suonava parecchio avanti e faceva immediatamente apparire il debutto dei Clash come obsoleto e, forse, anche un pó posticcio.
Non il migliore degli auspici ma, come al solito mio, non ho demorso : se i Clash erano considerati talmente seminali e importanti, pensai, un motivo doveva pur esserci.
E non mi sarei fermato finché non l'avessi scoperto.
Oggigiorno, i Clash sono uno dei miei gruppi preferiti di tutti i tempi e quello che segue narra dell' inizio del mio lungo rapporto di amore/odio con loro.
Il primo, epoimo album dei Clash parte con il drum roll micidiale di Terry Chimes e l' attacco immediatame memorabile di "Janie Jones" (un couplet lirico che, col senno di poi, giá lascia presagire la maestria con le parole di cui Joe Strummer sarebbe stato capace di lí a poco) :

"He's in love with rock'n'roll, whoa
He's in love with gettin' stoned, whoa
He's in love with Janie Jones, whoa
He don't like his boring job, no

He's in love with rock'n'roll, whoa
He's in love with gettin' stoned, whoa
He's in love with Janie Jones, whoa
He don't like his boring job, no"

A ripensarci, i semi della cifra stilistica dei Clash stanno tutti giá lí, nei pochi secondi della prima strofa di "Janie Jones" : un pezzo che cita nel titolo una Pop-Star Britannica poi convolta in un losco giro di prostituzione, per poi passare a uno scenario tipicamente Inglese e "Kitchen-Sink" che vede come protagonista qualcuno che "Ama il RnR, ama rimorchiare ma detesta il suo noioso lavoro".
Non troppo dissimile dalla mia stessa realtá ma questo, allora, non potevo ancora saperlo.
Segue una "Remote Control" che abbassa di non poco il tono, piazzamento inspiegabile (tutt' ora reputo che avrebbero tranquillamente potuto relegarla al ruolo di B-Side, ed é noto che la band si inviperí non poco quando la CBS scelse, a loro insaputa, di pubblicarla come singolo) nonostante la piacevole andatura Soulful, quasi Mod, che mi ricorda un pó un episodio minore degli Small Faces.
Ció che segue é, peró, il primo proiettile assassino del disco e, di sicuro, non manca la mira : "I'm So Bored With The USA"!.
Inizialmente scritta da Mick Jones durante la sua militanza nei seminali London SS (che peraltro ancor' oggi sono attivi, ma quella é un' altra storia) come "I'm So Bored With You", una semplice "Hate Song" che poi argutamente viene modificata da Strummer in qualcosa dalle ramificazioni ben piú estese.
Non credo che nel 1977 anima viva si fosse pubblicamente espressa in un attacco talmente dichiarato e aperto all' Impero degli Imperi, gli Stati Uniti della Fottuta America!!! :

"Yankee soldier
He want to shoot some skag
He met it in Cambodia, but now
He can't afford a bag

Yankee dollar talk
To the dictators of the world
In fact it's giving orders
An' they can't afford to miss a word

I'm so bored with the U.S.A.
I'm so bored with the U.S.A.
But what can I do?"

Joe Strummer parla di un soldato Americano di stanza in Vietnam durante quella tristemente famosa (e inutile) guerra, dove raccatta una brutta scimmia sulla schiena che porterá con sé al ritorno in patria.
Ripensandoci, non certo argomenti da tutti i giorni per un disco uscito su major, nemmeno in ambito Punk.
Joe é un word-smith naturale e, col senno di poi, la cosa é giá fin troppo evidente dall' inizio.
Geniale.
In molti hanno accusato i Clash di essere saliti sul carrozzone del Punk Rock (invero in tempi decisente reali e ancora, per un pelo, non sospetti) in seguito alla folgorazione sulla via di Damasco sperimentata da Joe Strumner dopo' apertura di un gruppo sconosciuto, Sex Pistols, ai suoi 101'ers.
Ma una bomba come "White Riot", lasciando da parte ogni retrologia possibile e immagibabile, di sicuro non l' avevamo mai sentita prima.
Non solo il ritmo é spasmodico, forsennato e concitato piú di qualsiasi altra cosa ravvisata in quell' anno di grazia (1977) il testo, ancora una volta, va a toccate territori raramente prima lambiti in ambito Rock ("Voglio una rivolta Bianca, una rivolta che io possa sentire mia!") che, per assurdo, simboleggiavano una comunione spirituale con la solida comunitá Giamaicana in UK, al tempo stesso mostrando il fianco a maldestre interpretazioni nazionaliste che, purtroppo, non tarderanno a far sentire la loro nociva presenza in seno al movimento.
"Hate and War" é una dichiarazione d' intenti : hey, se gli Hippies dei '60s predicavano "Peace & Love", nei grigi e scevri di "Sunshine" tardi anni '70 Britannici, tra disoccupazione rampante, National Front pronto a far proseliti tra il malcontento generale, il Thatcherismo e le Falklands alle porte, per pace e amore c'é davvero poco spazio.
Si tratta forse del primo episodio "Anthemico", con quell' andamento vagamente Rock-Steady "Alla Clash", per intenderci, e cori quasi da stadio che prefigurano l' "Oi!" a venire.
Andazzo che continua con la successiva, arrembante "What's My Name", uno dei miei pezzi preferiti dell' intero canzoniere dei Clash, che tutt' ora mi piacerebbe molto eseguire dal vivo.
Strummer immagina di essere un ladro, un tipo che corre talmente veloce che non lo vedi arrivare e quando ti sei accorto che ti ha fregato il bottino é giá troppo tardi.
Una fascinazione con un' immaginaria "Life Of Crime" che giá Joe aveva esplicitato in forma canzone prima degli 101'ers ("Crummy Bum Blues") e avrebbe poi trovato la sua naturale sublimazionre nel songolo "Bank Robber" (1980).
"Deny (You're Such a Liar") scorre veloce ma con bei passaggi melodici nei middle-8 (assolutamente geniale il lavoro di Mick Jones sia come chitarrista che arrangiatore) e poi non cé n'é piú per nessuno ; "Londra Brucia", "London's Burning"!!!
L' immagine della band che attacca questo pezzo al festival "Rock Against Racism" al Victoria  Park di Londra il 30 Aprile del 1978 (poi immortalata nel film "Rude Boy") é davvero iconica : Joe nella sua maglietta "Brigade (sic) Rosse" (scelta assai infelice, invero) e jeans bianchi, Paul Simonon avvolto in chiodo e drain-pipes attilllati blue e neri, Mick Jones che ondeggia come Jimmy Page e Topper Headon a menare come un ossesso.
Vera mitologia Rock, anche se forse é un controsenso, visto che é di Punk che si sta parlando.
Ma Londra stava bruciando davvero e i Clash hanno colto il "fulmine nella bottiglia", come si dice da queste parti, esprimendo nel modo piú efficace possibile le tensioni di una nazione sul punto di esplodere socialmente e politicamente.
Non molte righe fa parlavo di disoccupazione galoppante e "Career Opportunities", che apre il lato B al ritmo di una squadrata marcetta quasi militare, descrive in maniera eloquente la tutt' altro che incorggiante situazione lavorariva del paese all' epoca.
Del tipo " sono nelle loro mani e finiranno per farmi fare il cazzo che gli pare a loro" (tranquilli : andrá pure peggio nelle decadi a seguire!).
Il tono si mantiene fortemente anthemico, ritmica serrata, cori facilmente memorizzabili e un lavoro di chitarra, quello di Mick Jones, che ben ricorda le sue radici come fan di Mott The Hoople e NY Dolls (senz' altro uno dei migliori chitarristi nella storia del Punk Rock e un' ulteriore riprova al fatto che, in fin dei conti, il Punk non avesse esattamente tagliato i ponti con tutto ció che era venuto prima, anzi).
"Cheat" continua sullo stesso tono ribelle e un pó barricadero (non indimenticabile ma belli gli stacchi e il couplet di Strummer) :

"I get violent when I'm fucked up
I get silent when I'm drugged up
Want excitement, don't get none
I go wild

I don't know what can be done about it
If you play the game, you get nothin' out of it
Find out for yourself, try bein' a goody good" .

mentre "Protex Blue" di Mick Jones é una scheggia di autentico Solfato marca 1977, in realtá giá risalente alla sua tenure nei London SS, una canzone  che parla di condom malfunzionanti, forse un pó fuori posto nel context complessivo ma molto divertente.
Essí, Mick Jones : spetta proprio al pezzo successivo il compito di mostrare al mondo il genio puro del chitarrista, non solo come musicista ma anche come arrangiatore e, de-facto, produttore a tutto tondo (anche se il produttore nominale dell' album era Micky Foote).
Si tratta di una cover di "Police & Thieves", singolo del 1976 di Junior Murvin (prodotto da Lee "Scratch " Perry che, di lí a poco, lavorerá anche con gli stessi Clash) che andava forte in quel periodo nei Blues Club Jamaicani e divenne un inno non ufficiale del famoso riot al Carnevale di Notting Hill di quello stesso anno.
Yeah, il medesimo di cui si parlava in "White Riot".
Laddove, peró, l' originale esprimeva una urgente denuncia sociale (e razziale) su ritmi suadenti e tutttsommato ballabili, la versione offerta dai Clash é invece nervosa, tesa fino allo spasimo, anfetaminica.
Davvero riesce a transmettere una tangibile sensazione di "Riot" iminente.
Il lavoro di Mick Jones, tuttosommato ancora giovanissimo, in fase di arrangiamento, é veramente incredibile e rappresenta il primo vero episodio di fusione tra Punk e Reggae, "When Two Sevens Clash" come cantarono i Culture, un connubio tra outsiders che lo stesso Bob Marley immortaló nella sua canzone "Punky Reggae Party" proprio in quell' anno in cui i due 7 si scontrarono.
Molto meno incisiva, dopo uno stand-out di quel genere, la successiva "48 Hours", pur godibilissima e credibilmente urgente nel cantare le lodi di quelle striminzite 48 ore di libertá di cui la gente che lavora puó disporre per sfogarsi e/o gonfiarsi a piacimento, mentre la chiusura é affidata, programmaticamente, a "Garageland", un monito, giusto per non scordarci da dove veniamo : "We're a Garage Band. We come from Garage Land!" (in realtá una manco troppo velata frecciatina al critico musicale Charles Shaar Murray che, sul NME, aveva archiviato i Clash come "Just another Garage band" manco fosse un insulto, nella sua recensione del set del gruppo allo "Scren On the Green" a Londra del 29 Agosto 1976).
Insomma, se al primo ascolto "The Clash" non mi disse poi tutto 'sto cazzo, anzi, mi stava anche un pó sui coglioni per via dello status che lo accompagnava, col l' etá devo dire di averlo rivalutato.
Il tempo é spesso un gentleman (non sempre, hey, ma tant'é!) E, oggi come oggi, il debutto di Strummer, Jones, Simonon e Chimes (giá, al tempo dell' uscita sostituito dal fenomenale Nicky "Topper" Headon, senz' altro uno dei piú grandi batteristi nella storia del RnR!!!) suona come una prova forse ancora acerba ma che giá di sicuro contiene una buona sporta degli ingredienti che andranno a caratterizzare una delle band piú importanti degli ultimi 50 anni.
Quali sono questi ingredienti?
Joe Strummer : un fromtman carismatico dotato di una capacitá lirica piú unica che rara nel fondere poesia urbana e commento sociale, l' inventore della "Pump-Leg" (di lí a poco mossa imitatissima) dallo stile chitarristico primitivo ma tagliente come la lama di un rasoio affllato.
Mick Jones, chitarrista sopraffino nonché somgwriter e arrangiatore di larghissime vedute, vero e proprio ponte tra tradizione (in barba al "No Elvis, Beatles or the Rolling
Stones" declamato a gran voce in "1977") e futuro a venire e Paul Simonon, bassista praticamente autodidatta ma dallo stile personale ed efficace che piú di tutti gli altri incarna di prima persona quella passione per le sonoritá Giamaicane, Reggae, Dub, Ska e Blue-Beat, per cui la bad diverrá di lí a poco famosa.
Lo so, lo so, e se ne parlava proprio all' incipit di questo articolo : Strummer e soci sarebbero saliti sul "Band-Wagon" del nascente Punk Rock. E sapete cosa vi dico? 'Sti stra-cazzi!!! É vero e non c'é mica poi niente di male.
Un sacco di altre band poi diventate icone del genere (si pensi a Stranglers, Vibrators e 999, Menace, persino) avevano avuto altri trascorrsi prima della Punk Explosion del 1976, principalmente nella sfera Pub-Rock, Rhythm N Blues e persino Prog in alcuni casi.
Ripeto, il tempo é gentiluomo e l' evoluzione é una cosa inevitabile.
Sta di fatto che ció che resta é un album, "The Clash", non solo ottimo ma che getta numerosi ponti verso il futuro, sfondando a calci porte che nascondevano fusioni musicali fino ad allora impensabili e prefigurando un' estetica musicale di "Combat Rock" che ancora oggi é viva e vegeta e fa proseliti.
Mica minchiate, scusate se é poco.
Date retta a un vecchio, scassatissimo Punk Rocker 50enne : "The Clash" spacca il culo alla grande.
Ve lo dice Ramblin Erikk.
And Ramblin Erikk is ALWAYS right.🤘🏴‍☠️🍻🍷❤









Comments

  1. Grande lettura, as usual! Quanto tempo che non ascolto la versione UK, che ho su cassetta rubata alla Standa a fine anni '80 (secondo il mio personale metodo di autoriduzione proletaria dei costi pre-affitto cd, "paga 1 e metti in tasca 2": sono sicuro che Joe avrebbe apprezzato!) insieme a decine di altre, tra cui naturalmente "Giv'em Enough Rope"e "Combat Rock" ("London Calling" e "Sandinista!" non erano nel cestone accessibile senza chiavi, ma del primo avevo come tutti una cassetta cr-70 e per il secondo mi attrezzai poi col vinile). Di solito sento il cd, che e' la versione americana senza un paio di pezzi e con altri singoli immortali, dunque capolavoro conclamato; quella originale inglese ha un paio di riempitivi e qualche ingenuita' anche in altri pezzi piacevolissimi da te citati, per cui col senno di poi - e forse anche dell'epoca? - "sfigura" un po' accanto agli esordi perfetti e travolgenti di Pistols e Damned (o di altre coeve produzioni americane), non e' del tutto una "scheggia punk che spacca il culo ai passeri"... e sti cazzi?! La grandezza dei Clash e' stata (anche) quella di strafottersene da subito o quasi dei generi e delle etichette, e si intravede gia' qui tra le righe quel calore "soul" che emergera' poi nelle opere piu' mature, l'amore per la melodia e ovviamente per il reggae. MA se decidevano di fare punk ("saliti sul carrozzone"? e ri-sti cazzi! ma pensa se non lo avessero fatto, che mondo [ancor piu' di merda] avremmo oggi) o semplicemente R'n'R non ce n'era per nessuno, e appunto bastano i sei minuti scarsi di "Jamie Jones", "White Riot" e "London's burning" a dimostrarlo. E questi appunto erano solo gli inizi. Chiunque non apprezzi almeno in parte i Clash non ha capito una sega, ma non della musica, della vita in generale.
    PS: Bella pe' te che hai sentito prima Stooges, MC5 e Dolls del punk '77, ma come hai fatto ad attraversare la fine degli anni '80 senza incontrare i Clash? I loro video passavano in continuazione, e ovviamente alle superiori erano sulla bocca di chiunque. Io stesso, che praticamente non ascoltavo rock all'epoca, mi presi la stupenda (anche se per forza di cose incompleta) raccolta doppia "The story of the Clash" nell'88 quando usci', con tutto che potevo permettermi pochissimi dischi. Ma probabilmente era proprio per quello che li respingevi da adolescente, troppo commerciali per te immagino... Fuckin' RnR snob! XD

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  2. Hahahaha é proprio cosí, all' inizio li snobbai anche se inevitabilmente sapevo bene chi fossero i Clash e cosa rappresentassero. Come scrivevo, anche le pronunciate connotazioni sociopolitiche associate alla band mi infastidivano non poco, quando ero giovane per me il RnR certi argomenti non li doveva sfiorare nemmeno, ero troppo preso nel maelstrom decadente evocato da Stooges, Dolls e Dead Boys e, letteralmente, era se come non esistesse un domani. Quel domani, poi, per fortuna é arrivato e ho avuto modo di apprezzare i Clash come meritano, una delle piú grandi RnR band di tutti i tempi.

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