Black Bombers - "Vive La Révolution" (Easy Action EARS177 2024) VERSIONE IN LINGUA ITALIANA

É stato con un misto di shock e sincera incredulitá che, all' inizio di quest' anno, ho reagito all' improvvisa e insospettabile notizia dello scioglimento dei Black Bombers.

Da ormai una decade piena, questa gang di stagionati veterani del RnR aveva marchiato a fuoco la scena musicale underground Britannica (e non solo, gli ascoltatori piú attenti se ne accorsero presto anche altr'ove in Europa, America e Australia) con performance live incendiarie e una serie di uscite discografiche sempre intriganti e e contrassegnate da uno stile tutto loro, cose che in breve tempo li hanno imposti come vera e propria istituzione musicale della mia e loro cittá, Birmingham.
Avevamo i Bombers, erano la NOSTRA band e, cazzo, all' improvviso ci tocca tirare avanti senza la loro musica; Niente piú shows sudati e ad altissimo voltaggio all' Hare & Hounds o uscite vinililtiche (sempre, immancabilmente, confezionate in quelle uniche copertine con artwork a cura del grande Dave Twist che, giá da sole, valevano abbondantemente il prezzo del biglietto).
Un abbandono, per l' appunto, che a maggior ragione lascia di stucco, a maggior ragione vista l' ancora fresca pubblicazione del loro secondo, attesissimo LP "Vive La Révolution" come sempre per la Easy Action del benemerito Carlton P. Sandercock.
Che, per assurdo, parte giá dall' inizio come un nuovo corso : VLR é stato registrato allo Space Eko di Londra con il produttore Alex MacGowan (giá noto per il suo lavoro con Jim Jones & the Righteous Mind) alla consolle, in netto contrasto con le precedenti opere dei nostri, che sempre erano state realizzate e autoprodotte nel loro studio/sala prove qui a "Brum".
'Stavolta i ragazzi si sono scomodati fino al "Grande Fumo" e, giá da qualche anno,  annoveravano un Londinese nei propri ranghi, nella persona dell' enigmatico "Soho" Steve Crittall, axeman provato e pirotecnico, in passato membro di formazioni illustri come Godfathers e UK Subs, tra moltissime altre.
Nel 2021 "Soho" Steve si aggiunge infatti all' originario power-trio di Alan Byron (voce, chitarra e paroliere) Darren "Ray" Birch (solidissimo bassista giá compagno dello stesso Crittall nei Godfathers ma anche membro della touring band Inglese di Walter Lure nonché, direi soprattutto, dei seminali e divini Sleaze-Rockers "Gunfire Dance", di cui dovreste giá conoscere tutto, pena la scomunica) e Dave Twist, vera e propria leggenda vivente di Birmingham sia come musicista (con il suo mentore e amico fraterno, il mai troppo compianto Dave Kusworth nei TV Eye prima e Tenderhooks e Dave Kusworth Group dopo, ma anche con una pletora di acts di culto come Dada, Prefects e Filipinos) Graphic Designer di gran classe nonché appassionato seguace, giá dai primi anni '70, di quanto di meglio il RnR mondiale abbia mai avuto da offrire e incallito collezionista discografico (vi garantisco, per esperienza, che a casa sua questo qui ha un vero e proprio museo, altro che "RnR HoF"!).
Dal vivo, soprattutto, con l' innesto di "Soho" Steve i Bombers diventano un mostro RnR a dir poco incontenibile : le sue svisate alla solista e licks Thundersiani aprono immediatamente un oceano di opportunitá a una band fino ad allora invero abbastanza scheletrica, lasciando dopo ogni performance il pubblico consapevole di aver assistito a qualcosa di unico e irripetibile.
Essí, fratelli e sorelle : i Black Bombers erano i nostri Stooges, MC5 o Blue Cheer e lo dico senza paura di peccare di enfasi.
Chi c'era lo sa.
Che la rivoluzione abbia inizio, sicché : come misura la prima uscita a lunga durata dei "nuovi" Bombers, a confronto con la (giá leggendaria) produzione classica?
Beh, innanzitutto, visto che di "Révolution" stiamo parlando, c'é da dire che tutto qui suona radicalmente diverso da qualunque cosa i Black Bombers abbiano prodotto in passato.
Certo, rimane quell' ID sonoro che li ha sempre contraddistinti, vale a dire un blend intossicante di Garage, Proto (e post) Punk giusto al crocevia tra Detroit, Sidney e l' Inghilterra nonché sottili venature dark/wave, che ormai conosciamo e amiamo; Il principale cambiamento di corso risiede nella produzione e direzione dell' intero lavoro.
Dall' inizio, la sensazione di viaggiar a cento all'ora, senza cintura di sicurezza, incontro a un solido muro di chitarre é tangibile come uno scontro frontale : cosa che forse fa da deterrente a buona parte dei interessanti chiaroscuri e tocchi piú sottili ruscontrati sul primo LP ma che, di certo e come minimo, aggiunge parecchio muscolo (steroidi, pure) al miasma sonoro.
Come suggerisce il titolo stesso, l' incipit di "No Pity" é una fiera chiamata alle armi :

"Non adagiare troppo sugli allori
O sulla linea di confine
Cerca pascoli piú verdi
Se ancora ne esistono
Stai attento traversando le acque limacciose
Non mostreranno pietá né compassione"


Il rantolo rabbioso di Alan racconta la storia di uno che sa bene di cosa sta parlando e il messaggio lascia ben poco spazio a dubbi o ambiguitá di alcun genere, come sottolineato dall' incessante crescendo di basso e batteria : ragazzi, quelli in cui vivuamo non sono certo tempi di compromesso e stiamo ascoltando la colonna sonora di un' etá parecchio buia.
Il vibe amaro continua nell' uggioso mid-tempo " Everything is Ruined", un desolante resoconto di risentimento e frattura che, grazie a un arrangiamento brillantemente swingato, fa pensare alla serenata di un' anima perduta ai confini dell' Ade.
Alza il tiro la frenetica "Pretty Boy" con chitarre bollenti e una scarica di rabbia e invettive contro la "beautiful people" che sempre ricasca in piedi, mentre se mai sia stato lecito immaginare un ibrido tra New York Dolls e Sonic's Rendez Vous Band, "Loose Lips" di sicuro si avvicina a quell' idea.
"Last Bite" l' avevamo giá ascoltata due anni fa come lato A di un singolo in edizione limitata (in una versione, va detto, francamente piú asciutta, bilanciata e tuttosommato superiore rispetto a questa); Musicalmente e tematicamente si tratta di uno dei brani piú interessanti dell' intero songbook dei BB, che vanno a lambire teeritori quasi dark/wave lamentando il triste stato di una nazione che sta sanguinando a morte.
I testi di Alan suonano paurosamente profetici e dannatamente efficaci :

"Siamo usciti fuori, ma siamo caduti proprio in basso
Il nostro orgoglio di nazione nelle mani di un pagliaccio"

Non c'é bisogno di far nomi e Byron é bravissimo a svelare realtá dolenti, dicendo poco ma molto bene, con la navigata rassegnazione di chi ne ha viste tante ed é preparato all' eventualitá che il peggio non sia ancora arrivato.
Altro picco del disco, probabilmente il mio pezzo preferito del lotto, é "Good Times Gone", un furioso Garage/Punk in stile MC5 impreziosito da un bel ritornello melodico che non avrebbe sfigurato tra i solchi di "Back in The USA" ("Dammi qualcosa in cui possa credere... qualcosa di reale, qualcosa di positivo. Qualunque cosa sia reale e positivo!"

L' antemico mid-tempo "What Do You See", punteggiato da lick chitarristici nevrotici e affilati, rievoca quasi i Lords Of The New Church piú tenebrosi, riflettendo sui tempi che cambiano prima di terminare ex-abrupto in un brusco finale che era giá "scritto sul muro".

"I giornali sono uno scherzo
Televisione o visione con i paraocchi
Finanziati dagli straricchi per la loro feccia
E i fessi che li leggono,
Ma chi ci casca..."

C'é in questi brani una chiara eco di Australia underground fine '70/inizi '80 : Radio Birdman, New Christs, Died Pretty, siamo da quelle parti lí, un maelstrom nero e incandescente, strati su strati di chitarre perforati dall' ululato rasposo e Youngeriano (Rob) di Alan Byron mentre una sezione ritmica squadrata e metronomica tiene insieme una baracca sempre sul punto di esplodere.
Si galoppa verso la fine e "The Price" tira dritta come un treno frenetico con il suo minaccioso call-and-response ("Impila i corpi piú in alto!") mentre la torturata cavalcata di "Sometimes" (che giá compariva sul mini-LP "Vol.4" del 2018) il cui break metallico contribuisce ulteriormente al senso generale di fine imminente

"A volte mi sento come la morte riscaldata, altre persino peggio"
Continuando una vecchia tradizione dei Bombers, da sempre bravissimi a reinterpretare classici di altri (facendoli propri e omaggiandoli al tempo stesso) la "Boys Keep Swinging" di Bowie/Eno (1979) chiude lo show innervando lo sculettante e funky Blue-Eyed Soul dell' originale di energia, volume e alto voltaggio.
Un disco a dir poco fenomenale, non ci sono cazzi, senza dubbio una delle uscite piú forti dell' anno.
Il fatto che per i Black Bombers si tratti della fine della corsa non puó che accrescere ulteriormente il rammarico, ma di certo é un uscita di scena col botto.
Come accennavo in partenza, il sovraccarico chitarristico é imponente e sempre sull' orlo dell' eccesso puro; É vero che la line-up originale a tre aveva molto piú spazio per sperimentale liberamente, ma si tratta comunque di una direzione che, seppur monolitica, non suona mai unidimensionale.
C'é da augurarsi, se non altro, che i tanti punti spinosi toccati da questo lavoro possano servire da spunto di riflessione per gli ascoltatori, invitandoli a "prnsarw con le proprie orecchie", agire in piedi, rockare senza ritegno ma anche tenere sempre gli occhi ben aperti.
Anche il collezionista che, giocoforza, vive nel cuore di tutti noi che compriamo abitualmente dischi, é riccamente premiato dal buon Dave Twist (uno che, cone si diceva, in materia la sa lunga) che ci offre un packaging con cui, una volta per tutti, supera sé stesso : un poster che si ripiega in un formato da singolo 7 pollici contenente il ritratto di una minacciosa ghigliottina (Francese, si suppone) su un plumbeo cielo notturno, tutti i testi dei brani e ovviamente il CD, oltre a un adesivo circolare con il titolo dell' album (sono troppo malato per attaccarlo da qualche parte e intaccare il valore complessivo dell' oggetto, lo ammetto!).
A true gift from the Gods of RnR is, "Vive La Révolution".
Un vero e proprio regalo dagli Dei del RnR, questo "Vive La Révolution" : grazie Blacl Bombers, ci si rivede da qualche parte, lungo la strada.
Sotto le ceneri, il fuoco ancora arde.




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